
L’edge computing non è un’opzione, ma è una risposta concreta a un problema che molti sviluppatori embedded affrontano ogni giorno: latenza troppo alta, connessioni inaffidabili, costi di banda e rischi sulla sicurezza dei dati. La verità? Se progetti sistemi per l’industria di nuova generazione, avrai sempre a che fare con sensori, attuatori e microcontrollori che devono essere reattivi. E se per ogni calcolo ci affidiamo al cloud, potremmo trovarci con un collo di bottiglia. O peggio: con un sistema fermo perché la rete non funziona. Ecco perché l’edge computing per l’embedded è più di una moda. È un modo diverso di pensare l’architettura di un sistema. In questo articolo analizziamo come e perché l’elaborazione edge (sul “bordo” della rete) sia diventata così importante nel mondo industriale embedded.
Cos’è l’edge computing e perché conta per l’embedded?
Per anni ci siamo abituati a pensare che tutto potesse finire “in the cloud”. Avevi un sensore? Inviavi le rilevazioni su un server remoto. Dovevi fare un’analisi su questi dati? Ancora cloud. Poi, però, sono arrivati i limiti. Tempi di risposta troppo lenti. Tonnellate di dati inutili da trasferire. E se cade la rete, cade l’intero sistema.
La buona notizia? Con l’edge computing embedded puoi portare parte di questa elaborazione direttamente sul dispositivo. Perché farlo? Semplice:
- Velocità di reazione: anche pochi millisecondi possono fare la differenza in campo industriale.
- Risparmio di banda: se elabori in locale, trasmetti solo i dati che servono. Fondamentale quando si parla di IoT e Sensor Fusion per le misure industriali.
- Sicurezza e privacy: meno dati sensibili che transitano. Meno rischi.
- Resilienza: se la connessione salta, il tuo sistema non si blocca.
In sostanza, edge computing e sistemi embedded insieme significa: “Ho un microcontrollore o un processore che esegue calcoli in loco. E se serve, poi comunica con il cloud.”
ùDefinizione e principi di funzionamento
Quando facciamo riferimento all’“edge computing”, parliamo di una filosofia di distribuzione dell’intelligenza. Non escludiamo totalmente il cloud, ma spostiamo alcune funzioni critiche vicino alla fonte dei dati (la “edge”).

Oggi, con l’edge computing abbiamo una gerarchia a più livelli:
- Livello device (edge vicinissimo): sensori, microcontrollori, sistemi piccoli ma intelligenti.
- Livello gateway (edge intermedio): gestisce più dispositivi, fa elaborazioni più complesse, smista i dati al cloud.
- Livello cloud: per la grande analisi, l’archiviazione storica, l’allenamento di modelli di IA su grandi moli di dati.
Il tuo compito? Decidere cosa vuoi calcolare in locale e cosa mandare al cloud. Ogni scelta impatta la latenza, i consumi, la sicurezza e i costi di infrastruttura.
Aspetto | Cloud puro | Edge Computing Embedded |
Latenza | Può essere alta | Bassissima |
Traffico di rete | Potenzialmente enorme | Dati già filtrati |
Affidabilità | Dipende dalla rete | Funziona anche offline |
Sicurezza | Più esposto durante il transito | Dati restano (in parte) in locale |
Scalabilità | Sfrutta risorse cloud | Distribuita, ma più complessa |
Costi operativi | Spesso necessari abbonamenti | Ridotti sul lungo termine |
Applicazioni reali di edge computing embedded
Ok, ma dove serve davvero? La risposta: Quasi ovunque. Dall’Industria 4.0 a una serra intelligente. Dalle città smart al monitoraggio remoto dei macchinari. Se devi reagire in tempo reale, anche per un numero elevato di dispositivi connessi, l’edge computing è la soluzione.
IoT, automazione e controllo remoto
Pensa ad una linea di produzione con dei sensori che monitorano temperatura e vibrazioni. Se c’è un’anomalia, il sistema locale la rileva e interviene subito. Quindi, non aspetta la risposta da un server magari posto in un altro continente. Il risultato? Manutenzione predittiva più efficiente, meno fermi macchina, meno rischi di rottura improvvisa.
Oppure immagina una serra connessa. Un microcontrollore rileva che l’umidità è troppo bassa. In pochi istanti, attiva l’irrigazione. Non manda una richiesta a un cloud, non aspetta risposte. Decide sul posto, senza rinunciare comunque ad un certo grado di integrazione e connessione.
Edge computing in ambito industriale: Industry 4.0 e oltre
Nell’Industria 4.0 uno dei pilastri fondamentali è proprio l’edge computing che diventa strategico. Infatti, in questo contesto, sono previsti molti macchinari e sensori IIoT che stanno rivoluzionando l’industria.
“Ok, mi hai convinto. Voglio migrare verso l’edge computing. Cosa mi serve?”
Per rispondere brevemente a questa domanda è necessario identificare quali sono le tecnologie chiave per l’edge computing.
Tecnologie chiave per l’edge computing embedded
Gli attori che entrano in gioco sono molteplici. Sicuramente, serve un’intera piattaforma, pensata per gestire calcoli in locale e comunicazioni efficienti. Ma anche la giusta combinazione di Hardware e Software.
Hardware e Software ottimizzati
Guardi un microcontrollore e pensi: “Non può reggere algoritmi di machine learning”. Invece, con le giuste ottimizzazioni, può fare più di quanto immagini. Oggi possiamo fare affidamento su:
- MCU avanzati (ARM Cortex-M e simili): perfetti per applicazioni a basso consumo energetico. Hanno anche istruzioni DSP per analisi di segnale.
- Processori a 32/64 bit (MPU): possono eseguire Linux o sistemi operativi completi, gestendo applicazioni più complesse.
- GPU e acceleratori AI: Jetson di NVIDIA, Google Edge TPU, Intel Movidius. Consentono di fare analisi di immagini o riconoscimento vocale in locale, con latenza molto bassa.
Sul lato software? Container leggeri, magari Docker in versione “slim”, e orchestratori ridotti come K3s, pensati proprio per ambienti embedded. Questo permette di:
- Mantenere i servizi separati (uno per l’analisi, uno per la comunicazione, etc.).
- Aggiornare in modo selettivo, senza interrompere l’intero sistema.
- Replicare in locale un ambiente simile al cloud (almeno in parte).
Con la giusta cura durante la progettazione, l’edge computing per i sistemi embedded diventa un ecosistema più stabile di quanto pensi.
Strategia di sviluppo: dalla prototipazione alla produzione
Come si passa dalla teoria alla pratica? Questi passaggi funzionano piuttosto bene:
- Analisi dei requisiti: definisci subito obiettivi di latenza, consumi, sicurezza. Poi decidi quali funzioni tenere in locale e quali sul cloud.
- Prototipazione: prova su schede di sviluppo come Raspberry Pi, ESP32, Jetson Nano, etc.. Vedi se i tuoi algoritmi girano in modo fluido.
- Selezione dell’hardware finale: scegli SoC, MPU o MCU considerando costo, performance, longevità.
- Ottimizzazione software: crea build con strumenti come Yocto o Buildroot, integra container leggeri, attiva accelerazioni hardware per la tua IA/ML (se previsto).
- Test sul campo: metti il dispositivo dove verrà usato davvero. Monitora latenza, consumi, affidabilità.
- Deployment e manutenzione: organizza un sistema di aggiornamenti OTA, logging centralizzato e alert.
La buona notizia? Se segui questi step, riduci le sorprese in fase di produzione. Non c’è nulla di peggio che scoprire all’ultimo che i tuoi dispositivi non funzionano come dovrebbero o che non possono essere aggiornati in modo sicuro da remoto.
Sfide di implementazione e best practice
Suona tutto bello, vero? Ma la realtà sul campo può essere dura. Ecco alcune sfide comuni.
1. Gestione della sicurezza
Quando lasci l’intelligenza sul campo, devi anche garantire la sicurezza dei dispositivi. Non è una novità che l’industria italiana è sotto attacco. Ma come farlo?
In base all’applicazione specifica esistono diverse opzioni. Ecco i modi principali di affrontare questa sfida:
- Proteggere fisicamente i device: se un dispositivo è in un luogo accessibile, chiunque potrebbe manometterlo.
- Aggiornamenti OTA (Over-The-Air): fondamentali per correggere bug e falle, ma è indispensabile prevedere un protocollo criptato e autenticato.
- Crittografia dei dati: se il dispositivo memorizza informazioni sensibili, vanno cifrate.
Una possibile opzione è quella di usare secure boot e moduli TPM (Trusted Platform Module), senza perdere di vista gli aspetti della scalabilità e orchestrazione.
Scalabilità e orchestrazione
Dieci dispositivi sono facilmente gestibili. Ma quando si devono gestir 1.000 nodi, o 10.000? Come li aggiorni? Come monitori i log di ciascuno? Qui entra in gioco l’orchestrazione:
- Deployment centralizzato: invii container o firmware a tutti i nodi in una volta.
- Monitoraggio e logging unificati: vedi subito se un nodo è in errore.
- Sicurezza e policy di accesso: gestisci chi può accedere a quali dati o comandi.
Passare giorni a connettersi in ssh su centinaia di dispositivi per aggiornarli non sarebbe sostenibile. Con una buona piattaforma di fleet management, ci si risparmiano mal di testa infiniti.
Power Management
Un aspetto da non sottovalutare resta sicuramente quello dei consumi. Specialmente se si tratta di dispositivi alimentati a batteria, dove ogni ciclo di CPU conta. Alcune strategie possono includere:
- Usare DVFS (Dynamic Voltage and Frequency Scaling) per abbassare tensione e frequenza quando il carico è minimo.
- Sospendere parti del sistema quando non servono, e riattivarle su evento.
- Programmare l’esecuzione di alcune operazioni, se l’applicazione lo consente.
Tagliare i consumi energetici non significa soltanto risparmiare sulla bolletta, ma anche tagliare costi in termini di calore dissipato e poter realizzare una rete di sensori wireless alimentati a batteria.

L’industria sta vivendo un momento di grande fermento, la tecnologia avanza rapidamente e le fabbriche sono più determinate che mai a ridurre gli sprechi energetici.
Il motore più chiaro del cambiamento è l’adozione di fonti energetiche rinnovabili che permettono di ridurre i costi e salvaguardare l’ambiente, ma anche di soluzioni dell’elettronica di potenza moderna per il risparmio energetico industriale.
Integrazione con sistemi legacy
Altro problema: i vecchi macchinari non sono nati per essere connessi. Figurarsi per l’edge. Qualche soluzione?
- Gateway di protocollo: converte RS-485 o Modbus in MQTT o altri protocolli moderni.
- Retrofit dei macchinari: aggiungi sensori esterni, senza toccare la macchina “vecchio stile”.
- Virtualizzazione delle interfacce: crei un layer software che parla con i vecchi sistemi e fornisce API moderne.
Quindi, resta possibile aggiornare quasi qualsiasi macchinario per l’Industria 4.0, evitando di cambiarli. A questo scopo, è una buona prassi valutare se potrebbe aver senso o meno sviluppare Hardware ad hoc oppure se affidarsi ad eventuali sistemi già esistenti.
Casi d’uso avanzati: dalla smart city alla smart home
L’industria non è l’unico campo in cui l’edge computing rende la tecnologia a prova di futuro. Anche le città intelligenti e le case connesse sfruttano l’elaborazione in locale:
- Smart city: pensate ai parcheggi con sensori che riconoscono se un posto è occupato. Spedire il flusso video integrale? Impensabile. È più pratico processare le immagini sul posto e inviare solo l’info “sì/no” al server.
- Smart home: termostati, luci, videocamere di sicurezza. Se la videocamera riconosce un movimento insolito, manda un avviso. Ma tutto avviene dentro la casa, senza affidarsi a server esterni.
La differenza? Meno latenza, più privacy. E non sei schiavo della connettività. Se la rete cade, la porta del garage non resta bloccata. Nel retail, poi, vedi totem interattivi o sistemi di riconoscimento facciale che devono rispondere velocemente.

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Nella guida sui dispositivi IoT e smart home, ti mostreremo come creare un sistema di controllo remoto per i tuoi dispositivi smart utilizzando ESP32, MQTT e Firestore.
Dalle basi alle applicazioni avanzate, ti forniremo tutte le informazioni necessarie per creare i tuoi dispositivi connessi.
Prospettive future e tendenze emergenti
Hai già sentito parlare di 5G, Wi-Fi 6, federated learning e simili? Sono tutte innovazioni che spingono ancora di più verso l’edge. Perché?
- 5G e reti veloci: ti danno comunicazioni a bassa latenza e alte prestazioni, ideali per coordinare molti nodi.
- Sistemi operativi specializzati: emergono distribuzioni Linux o RTOS ottimizzate per IA e container, così i dispositivi embedded diventano più completi.
- Federated learning: addestri modelli direttamente sui nodi locali, poi condividi solo gli aggiornamenti del modello, non i dati grezzi. Quindi un grande vantaggio per la privacy.
- Edge cloud collaborativo: tanti nodi e piccoli data center periferici lavorano insieme come un “mini-cloud”.
Conclusioni
La conclusione? Che l’edge computing embedded continuerà a espandersi. Con IA, reti evolute e dispositivi sempre più potenti, avremo sistemi autonomi, distribuiti e più affidabili.
L’edge computing è un modo concreto per costruire dispositivi che elaborano dati dove servono, quando servono. Riduce i tempi morti, diminuisce il traffico in rete e migliora la sicurezza.
Che si parli di industria, città intelligenti, droni o semplici elettrodomestici, questo approccio sta diventando una scelta quasi obbligata.
La sfida più grande resta quella dell’integrazione di tutte le parti in gioco: hardware, software, connettività e sicurezza.
L’edge computing embedded ci aiuta a costruire dei sistemi affidabili e a prova di futuro.
La tecnologia va avanti. Noi cerchiamo di starle dietro. Anzi, di usarla a nostro vantaggio. E l’edge computing embedded è uno strumento prezioso per farlo.